Le difenditrici parlano di vita: conoscenze ed alternative
Le difenditrici del territorio e dei beni comuni apportano conoscenze ed alternative di fronte alla crisi attuale.
Paternità collettiva*
Traduzione: Elena di Feminist Hiking Collective
Le difenditrici del territorio e della vita, leader dei popoli originari, afro-discendenti, della Mesoamerica e Abya Yala (America), sopravvissute a secoli di sterminio, genocidio e persecuzione, salutiamo i popoli del nord in questi tempi di grande trasformazione. Rafforziamo i nostri legami con gli internazionalismi plurinazionali, principalmente con i corpi e territori più marginalizzati ed estinti, e poiché il nostro impegno é di dignità intergenerazionale, onoriamo la conoscenza dei vostri antenati ed antenate e riconosciamo anche le bambine e bambini.
Salutiamo le loro vite, abbracciamo i loro cammini. Poniamo al centro un amore profondo nella nella comunità, nella relazione con la terra e nella territorialità, e vi consegnamo questo messaggio corale, un messaggio di mandala, di incoraggiamento ed ispirazione, come seme di riconoscimento della vita: dobbiamo rafforzare il sistema immunitario di Madre Terra.
Ancora una volta i paesi del capitale hanno portato alla nostra terra la morte contagiosa. Non è la prima pandemia che ci raggiunge, prodotta da un agire tossico, irresponsabile ed irrispettoso. Il virus è il sistema capitalista, razzista e patriarcale che distrugge la vita! E, ciononostante, siamo qui, vive, guarendo, denunciando, in piedi. Abbiamo attraversato la storia. Sappiamo gestire i fili del tessuto della vita, fili di resilienza, della resistenza e del riconoscimento delle conoscenze delle nostre antenate. E qui arriviamo oggi per ricordarvi che siamo popoli di amore, di creatività che germina, e che avete bisogno di noi più che mai.
Noi stesse ed i nostri popoli impoveriti non siamo parte dell’umanità che ha portato la natura a questo stato, i popoli originali non sono i causanti di questa pandemia. L’acqua che utilizzate viene dai fiumi che amiamo, le vostre medicine dalle piante che coltiviamo, i vostri alimenti dai semi che preserviamo. Siamo state saccheggiate ed attaccate, continuano ad ucciderci ed opprimerci impunemente, le compagnie estrattive continuano a danneggiare i nostri territori…Ma se oggi segnaliamo ancora una volta la nostra ferita è per ricordarvi che è la nostra vulnerabilità che vi fa vacillare. Perché tu sei me ed io sono te, sappiamo che il destino degli esseri più fragili è il destino di tutti. Io sono te, tu sei me, un’antica parola nei nostri territori che in Maya si dice Tzk’at (reciprocità e complementarità) ed in Garifuna Aura buni, Amurü nuni (io per te e tu per me). Pertanto, convinte che i nostri polmoni siano anche quelli della pacha mama (Madre Terra), vi annunciamo che stiamo resistendo con tutta la nostra gioia, energia e rabbia, senza sentirci in colpa, perché il nostro impegno per la vita è universale.
Come popoli originali siamo distribuiti in tutto il pianeta, come nodi in una rete che oggi si tende. Molte delle nostre difenditrici sono nelle vostre terre, esiliate, migrate, perseguitate, impoverite e, ciononostante, territorializzando, includendo nella loro difesa i quartieri e le case dove siamo confinate. Né fermate né tacite, ovunque siamo, mettiamo la vita al centro dal minuto zero perché la cura è politica. Di fronte a questa crisi, diamo nuovo significato al valore della conoscenza ancestrale e della cura comunitaria ed affermiamo che la sovranità alimentare e sanitaria è l’unico percorso rivitalizzante.
Poiché amiamo la Madre Terra, onoriamo l’eredità delle nostre antenate. Le loro voci ci trasmettono identità, cultura e conoscenza, ecco perché diamo priorità alla protezione delle persone anziane nelle nostre comunità. Questo momento è una meravigliosa opportunità per recuperare e rafforzare le conoscenze ancestrali dei nostri popoli ed, inoltre, riconoscere che sappiamo come organizzarci. Nel villaggio di Garífuna, ad esempio, hanno creato centri sanitari autonomi per controllare la malattia e cercare soluzioni che focalizzino l’attenzione sugli anziani, e fanno giri di verifica di vita nelle comunità e cucine comuni, individuano malati e malate per creare una catena di cure, purificano l’acqua in quelle case a cui è stato negato l’accesso alle fonti, recuperano l’uso delle nostre piante medicinali…Le prime donne anziane con Coronavirus trattate con le loro erbe e bevande cominciano ad essere fuori pericolo. La nostra concezione olistica della salute sta ci spinge a far si che il lavoro della comunità prenda un nuovo significato politico come cura di se stessi e cura collettiva.
Le nostre antenate sono anche quelle di tutta l’umanità, per questo poniamo a disposizione dei popoli la nostra conoscenza in difesa di questa urgente sovranità della salute che tutto il pianeta necessita. L’alimentazione, le risorse, la condivisione della salute mentale, le risate e la parola viva formano parte della cura della salute. Stiamo vedendo che in molti paesi la scarsità porterà speculazione e ci sarà gente che non avrà nulla da mangiare. Si rende evidente che la crisi alimentaria che ci aspetta e terribile. Per questo continuiamo a piantare e dare cibo alle comunità, rifiutiamo i micro-crediti che ci vengono offerti perché sono una caramella avvelenata che cerca do indebitarci, ritorniamo all’interscambio con i pescatori locali, difendiamo l’esistenza dei mercati per diventare indipendenti dai supermercati…e continuiamo a scendere in strada in maniera organizzata a protestare alle autorità perché non abbiamo accesso al cibo, sapendo, come e’ successo, che saremo arrestate e perseguite.
Andiamo avanti con amore, impegno ed umiltà. Nonostante le nostre conoscenze, stiamo ripensando le nostre forme di organizzazione, perché questa crisi interpella anche noi. Anche se questa pandemia non e’ provenuta dai paesi del sud, formiamo parte della rete di vita e ciò implica convivere con il mondo occidentale. Rispettate le nostre origini, rispettate le nostre conoscenze, riconoscete il nostro potere, vi invitiamo a prendervi cura della vita con presenza ed ascolto attento, perché il pianeta ci necessita uniti.
Ripensiamoci assieme. È ora di lavorare ad alternative femministe partendo dalle conoscenze comunitarie. È urgente creare nuove coalizioni, iniziare nuovi apprendimenti. Pero facendolo senza diseguaglianza, riconoscendo e questionando i privilegi, onorando le conoscenze di coloro che sono nei territori affrontando la crudeltà del sistema. Lavoriamo per pensare a ciò che possiamo fare dopo la quarantena. Generiamo nuovi cammini a partire dal territorio delle nostre case. Dobbiamo rispondere ad un modello di vita che ci sta uccidendo, questo e’ l’eredita; che lasceremo alle nostre discendenze. Siamo convocate a materializzare il nostro obiettivo politico, a prenderci cura di noi stesse in comunità ed in uno stato di autonomia, il momento é arrivato.
Esigiamo ai mondi che non chiediamo di tornare alla normalità, perché la normalità centrata nei patriarcati neoliberali, colonialisti, razzisti ed invasori, ci stava uccidendo. Finita la quarantena, altri tessuti sono possibili come umanità, altre ispirazioni vincolate alla Madre Terra sono possibili, altri modelli di vita sono possibili.
Ascoltiamoci vive, sentiamoci vive.
Che così sia.
*Questo testo emerge dalle conoscenze collettive apportate dalle partecipanti al dialogo virtuale ‘Parliamo di vita: le difenditrici del territorio e dei beni comuni apportano conoscenze ed alternative in fronte alla crisi attuale’, convocato da: Iniciativa Mesoamericana de Defensoras, Consejo de Pueblos K’iche’s, Calala Fondo de Mujeres, Pikara Magazine, Agencia Vasca de Cooperación, Red Nacional de Defensoras de Derechos Humanos en Honduras, Organización Fraternal Negra Hondureña y Red de Hondureñas Migradas. L’integrazione e revisione del testo sono state a carico di Martha Zein, Lolita Chavez, Miriam Miranda and Marusia López. Qui puoi ascoltare l’intera conversazione.